MESSICO. CON IL PAPA ALL’ORIZZONTE. Per il settimanale Proceso Parolín spiana la strada alla visita del Papa. Che vorrebbe visitare la frontiera

Il Segretario di stato Parolín con il Presidente Peña Nieto. Foto: Miguel Dimayuga
Il Segretario di stato Parolín con il Presidente Peña Nieto. Foto: Miguel Dimayuga

L’arrivo era atteso, anche perché Pietro Parolín è in Messico per espressa volontà del Papa, ed è stato accolto con tutti gli onori dal presidente Peña Nieto che gli ha conferito la massima condecorazione nazionale: l’Aquila Azteca. Il numero due del Vaticano ha aperto il seminario su Migrazione e Sviluppo, una vera e propria emergenza umanitaria negli ultimi mesi; ha concelebrato la messa nella Basilica di Guadalupe, si è riunito in privato con la Conferenza episcopale del Messico e, stando al settimanale Proceso, tra un impegno e l’altro starebbe pianificando il viaggio di papa Francesco nel paese previsto per il mese di settembre dell’anno prossimo. Un viaggio annunciato il 23 giugno, pochi giorni dopo la visita a Roma del presidente Peña Nieto e ribadito ai vescovi messicani che hanno raddoppiato l’invito.

La data precisa non c’è ancora. All’orizzonte c’è invece, già confermato dalla Santa Sede, la partecipazione del Papa all’VIII Giornata mondiale delle famiglie che si svolgerà a Filadelfia, negli Stati Uniti, nel settembre del 2005. Tra il 22 di questo stesso mese e il 27 dovrebbe anche esserci, con tutta probabilità, la tappa messicana. Tappa che Parolín starebbe mettendo a punto.

Proceso cita non meglio specificate fonti secondo cui il Papa avrebbe “consultato varie persone di sua fiducia” sulla situazione di violenza nella fascia di frontiera del Messico con gli Stati Uniti, quella, appunto, interessata dal fenomeno migratorio con tutte le sue drammatiche sequele. L’intenzione del Papa – secondo il settimanale – sarebbe quella di recarvisi. Si menzionano, tra le possibilità, le città di frontiera di Tijuana, Ciudad Juárez e Matamoros, tutte caratterizzate dalla presenza di cartelli della droga, fenomeni estorsivi di diverso genere, tratta di persone e indici di violenza particolarmente alti.

Lungo la frontiera, tanto al nord, con gli Stati Uniti, come al sud, con il Guatemala e quindi il resto dei paesi dell’America Centrale, ci sarebbero 59 centri per migranti gestiti da ordini religiosi o comunque riconducibili a movimenti ecclesiali, secondo cifre fornite dalla Conferenza episcopale messicana.

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