UN CALCIO ALLA TRATTA. A Brasilia marcia in memoria delle vittime del traffico di persone a poche ore dal fischio d’inizio del Mondiale 2014

Pronti, via…
Pronti, via…

E’ frequente, di questi tempi, vedere nelle strade di San Paolo e Rio, ma anche in altre città brasiliane interessate dai mondiali, dei gruppi che stazionano ai margini delle rodovie o nei parchi urbani con cartelli contro il traffico di persone. Spesso cantano, a volte pregano. Sempre distribuiscono del materiale illustrato preparato per l’occasione con alcune, poche, raccomandazioni che secondo i promotori della campagna “Un grido per la vita” si rivelano di grande importanza per prevenire la tratta di persone nelle sue molteplici forme: diffidare delle offerte di matrimonio proposte da agenzie così come delle offerte di lavoro che promettono rapidi e facili guadagni; non consegnare mai i documenti d’identità personali alla custodia anche momentanea di persone sconosciute o conosciute da poco tempo, tenerne sempre fotocopia autenticata quando si viaggia all’estero o a grandi distanze dalla propria residenza abituale, mantenere contatto costante con almeno un familiare o una persona di fiducia, comunicare agli stessi i propri spostamenti e le informazioni indispensabili per poter essere localizzati.

L’azione di sensibilizzazione è stata lanciata dalla Chiesa brasiliana su vasta scala già da un anno ed ha come momento culminante la Coppa del mondo a poche ore dall’inaugurazione. Il fischio d’inizio metterà in movimento anche la marcia contro la tratta che prenderà il via domani, mercoledì 11, per le strade di Brasilia. Punto di concentramento la grande Spianata dei ministeri, da dove muoveranno migliaia, si spera decine di migliaia di persone, convocate da una lunga lista di associazioni brasiliane quali il Centro Cultural Missionário (CCM), la Pontifícias Obras Missionárias (POM), la Pastoral Vocacional, l’associazione Mobilidade Humana, il gruppo di lavoro sul traffico di persone della Conferenza episcopale dei vescovi del Brasile (CNBB), la Rete un grido per la vita, il Consiglio indigenista missionario (CIMI) e la Conferenza dei religiosi del Brasile (CRB).

Il messaggio della marcia è stato messo a punto in questi mesi e lanciato in modo capillare in tutto il Brasile: vigilanza di massa contro il traffico di persone, per lo più giovani, che in occasione di grandi eventi collettivi tende a crescere, norme di prevenzione portate a conoscenza del maggior numero possibile di giovani, soprattutto quelli a rischio. La stessa Campagna di fraternità promossa dalla Conferenza episcopale brasiliana durante il periodo di quaresima 2013 è stata dedicata al tema del traffico di persone e del lavoro in situazione di schiavitù.

La marcia di Brasilia, a poche ore dall’inizio del mondiale, rilancerà anche la distribuzione di materiale informativo nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti, nei parcheggi, lungo le grandi arterie stradali, nelle stazioni fluviali, nei porti e nelle centrali di partenza e arrivo degli autobus. L’iniziativa segue campagne simili realizzate con successo in occasione dei mondiali in Germania e in Sud Africa.

All’insegna di “Un grido per la vita” i marciatori brasiliani renderanno anche omaggio a bambini, adolescenti e donne che sono cadute nelle maglie del traffico umano. Una recente inchiesta dalla rivista Cidade Nova, del Movimento dei Focolari, ha evidenziato come il Brasile sia paese di origine, transito e destinazione della tratta e le vittime soprattutto donne giovani, povere e poco istruite. “Solo in Brasile sono state identificate 241 rotte di traffico sessuale dirette verso l’Europa” ha denunciato Cidade Nova. Un aspetto messo in luce nell’inchiesta, e talvolta trascurato quando si tratta di determinare responsabilità o attuare con fini preventivi, è che questo tipo di crimine è praticato nella maggior parte dei casi da persone vicine alla vittima, amici o gli stessi familiari.

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