IL DIAVOLO, PROBABILMENTE. Parla Carlos Mancuso, esorcista in servizio attivo, il sacerdote argentino a cui Bergoglio inviava i sospetti indemoniati

Duccio di Buoninsegna-La tentazione di Cristo sul monte
Duccio di Buoninsegna-La tentazione di Cristo sul monte

Tra le tante sorprese di Francesco ce n’è una che si colloca agli esordi del suo ancor breve pontificato, una persona per essere più esatti, perché tale la considera: il diavolo. il diavolo per Bergoglio non è un mito, non è una metafora, non è una maniera pittoresca di designare la negatività del tempo, ma una persona reale che agisce, un protagonista della storia, in un certo senso. L’ha detto in una delle sue prime omelie mattutine nel Santa Marta: non solo c’è l’avversione del mondo verso Gesù e la Chiesa ma anche l’odio del “principe di questo mondo”. In piazza San Pietro, la domenica delle palme, ha avvertito i fedeli a diffidare del maligno “che ci dice: non puoi fare nulla contro la violenza, la corruzione, l’ingiustizia, contro i tuoi peccati! Non dobbiamo mai abituarci al male!”. Un’esortazione, quella contro le seduzioni del demonio, che Bergoglio ha anche rilanciato via twitter, ormai ben oltre i quattro milioni di follower. All’indomani dell’elezione, giovedì 14 marzo, nella messa “pro ecclesia” celebrata con i cardinali nella cappella Sistina, soffermandosi sui concetti del “camminare, edificare, confessare”, Bergoglio aveva detto: «Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Leon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”. Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio». Da allora il riferimento diretto al diavolo è ricorso 11 volte (il calcolo è sommario) nei discorsi pubblici pronunciati dal Papa. Una profusione di riferimenti che non ha sorpreso Carlos Alberto Mancuso, evidente discendenza italiana, esorcista a pieno servizio nella Chiesa argentina. “No, non mi ha affatto sorpreso sentirlo parlare del diavolo, adesso che è Papa. Paolo VI parlava esplicitamente del diavolo, Giovanni Paolo II ha compiuto esorcismi, Benedetto XVI partecipava a Congressi di demonologhi specialisti; tutti loro riconoscono che il ruolo del diavolo nella storia è reale nella sua qualità di antagonista di Cristo.”

Degli 80 anni che ha sulle spalle, Carlos Mancuso ne ha passati trenta espellendo demoni per conto della Chiesa argentina. Taluni “inviatigli” da Bergoglio. “Non aveva esorcisti a Buenos Aires ed è per questo che mi arrivavano persone a suo nome – talvolta accompagnate da sacerdoti – perché le esaminassi. Altre volte venivano direttamente dei familiari, da parte dell’arcivescovo di Buenos Aires; volevano che vedessi il loro figlio o la loro figlia, perché avevano comportamenti strani; venivano da me con il rosario che lui, Bergoglio, gli aveva dato perché pregassero”. L’esorcista Mancuso ricorda il caso di una ragazza che lo ha preso a schiaffi. “ Era giovane, una ragazza bene, ma molto cambiata d’aspetto da prima a dopo”. In mezzo, non occorre chiederglielo, c’è il demonio. “E’ andata a vedere il cardinal Bergoglio che le ha dato un rosario celeste e con questo è venuta da me. Eravamo nella cappella; mi sono messo a pregare. La chica era un passo dietro, accompagnata dalla madre. Si è voltata e mi ha dato una sberla violenta che mi ha rotto gli occhiali”.

L'esorcista Carlos Mancuso

L’esorcista Carlos Mancuso

Mancuso ha l’aspetto gioviale e allegro che contrasta con la sua, per così dire, “professione”. Tutti i venerdì dalle 17 alle 20, puntuale come un impiegato di banca, arriva nella casa sacerdotale di avenida 60 tra il numero 27 e 28 di La Plata, ad un’ora da Buenos Aires. C’è già la fila davanti alla porta e con santa pazienza si dispone a ricevere tutti, ad ascoltarli, ad interrogarli con astuzia per discernere i disturbi di natura psicologica – molte le isterie – da quelli che potrebbero segnalare la presenza del demonio. I primi, la stragrande maggioranza, li manda dagli psichiatri –– i secondi li esamina a distanza più ravvicinata in una ulteriore seduta. “Su 25-30 persone che esamino tutte le settimane, uno o due li convoco di nuovo. Pronuncio una preghiera, e qui possono succedere due cose: la persona resta seduta, mi guarda e non vede l’ora di ritornare a casa, o cade a terra con un grido, e lì la cosa comincia”. Un interrogatorio serrato, fatto di domande “per capire dove, quando e da chi è stato contaminato”.

“Contaminato”, Mancuso ripete la parola, come se si trattasse di un virus influenzale. “Il male contamina, non nel senso che è contagioso, ma che spesso si introduce nella persona dopo che questa ha partecipato ad un atto di culto malefico che l’ha lasciata vulnerabile alla presenza satanica”. Nella sua carriera afferma di aver “trattato” duecento casi circa. Più donne che uomini, più giovani che adulti – “nessun caso dopo i 60 anni, 8 anni l’indemoniato più giovane.

Nella vicina scuola elementare le grida allegre di una scolaresca di bambini sovrastano, inconsapevoli, il racconto di quel che avviene tutti i venerdì a poche decine di metri di distanza.

E’ un fenomeno in ascesa, assicura. “Non c’era mai stata tanta gente fuori dalla porta, né tanti indemoniati come quest’anno”, una sessantina precisa. Ha tutto annotato su un quaderno, date, nomi, circostanze, trattamento, risultato. Gli incontri ravvicinati con il demonio non lo intimoriscono. “Non ho paura, credo che Dio dia a ciascuno le qualità necessarie per disimpegnare il proprio lavoro”. Ha anche fatto un esorcismo per telefono. “Ho capito che la persona all’altro capo era veramente indemoniata. Una ragazza argentina, una medica terapista che viveva in Spagna. Gli ho detto di chiamare un sacerdote. Lui è arrivato e ha ripetuto la formula dell’esorcismo con me”. Mancuso usa un rituale del 1615. Ha avuto successo.

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