UN REALISTA UTOPISTA. L’America Latina di Alberto Methol Ferré, il “Filosofo del Papa”

La tapa del libro "El Papa y el Filosofo", en las librerias de Argentina
La tapa del libro "El Papa y el Filosofo", en las librerias de Argentina

Alberto Methol Ferré è stato un personaggio ed un pensatore di grande rilievo. Ho avuto la fortuna di conoscerlo più di venti anni fa, nel 1992 a Lima in Perù, in occasione del IV “Congreso Mundial de Filosofia Cristiana”. Lo ricordo per la simpatia, l’umanità, l’intelligenza vivace ed acuta: un vero intellettuale latinoamericano, curioso di tutto ciò che proveniva dall’Europa. Nel 2006 Alver Metalli, giornalista e narratore di talento, era riuscito, dopo non pochi tentativi, a raccogliere, in una lunga intervista (L’America Latina del XXI secolo, Marietti 2006) la sua riflessione sull’America Latina all’alba del nuovo secolo. «357 ore di registrazione, 820 pagine trascritte, 126 incontri, litri e litri di nero caffè servito fumante dalla moka». Un lavoro di un anno nella casa uruguayana di Methol, con vista sul molo di Montevideo, in una grande stanza piena di libri. Ne era uscito un quadro ricco ed articolato, denso di conoscenza storica, del continente sudamericano unitamente ad uno sguardo attento al presente e agli scenari futuri. Questa splendida intervista esce ora, dopo la morte di Methol avvenuta nel 2009, in una nuova versione, El papa & el filosofo, ad opera dell’Editorial Biblos e prossimamente in Italia per i tipi dell’editore Cantagalli. Essa è arricchita da una introduzione di Guzmán Carriquiry Lecour e da una lunga presentazione di Alver Metalli che illustra l’amicizia tra Methol e il cardinale di Buenos Aires, Jorge Bergoglio, la stima e l’ammirazione nutrita da Bergoglio per la figura e la riflessione intellettuale di Methol Ferré.

Il filosofo Massimo Borghesi

Il filosofo Massimo Borghesi

L’immagine che esce dalla lunga intervista a Methol è quella di un “realista utopista”. Il suo sogno, a partire da “Nexo”, la rivista da lui fondata nel 1955, è l’unificazione dell’America del Sud, il superamento delle particolarità nazionali in una federazione- che ruota attorno al binomio Argentina-Brasile – simile a quella nordamericana. E’ l’ideale della generazione dei Rodò, Vasconcelos, Ugarte, Fombona, Pereira,Calderón. «Per sopravvivere l’America latina deve realizzare qualcosa di analogo a quanto attuato dagli Stati Uniti d’America, però a partire da se stessa, dalla propria originalità di circolo culturale cattolico». Occorre passare dagli “Stati disuniti del Sud” agli “Stati uniti del Sud”, un processo ineluttabile che trova conferma nel Mercosur, il Mercato comune del sud, che Methol contrappone al Nafta, all’Area di libero commercio tra Messico ed U.S.A. Da questa integrazione la Chiesa non potrebbe che trarne vantaggio: «potenzia il potere, quindi potenzia la missione della Chiesa d’influire sul potere del mondo. Non mi riferisco al potere astratto, ma a quella podestà che fa sì che i popoli abbiano orizzonti vasti, non siano mere province». Nel realismo di questa affermazione v’è qualcosa di “romantico”. Metalli ricorda come tra gli autori di Methol vi sia Friedrich Schlegel a cui deve l’incontro con la grande tradizione cristiana e le sue parole chiave. In realtà Methol difende la fede del popolo sudamericano; rivaluta, per questo, anche la parte più autentica della teologia della liberazione. Dopo la caduta dell’ateismo messianico, marxista, trionfa ora – come aveva visto Augusto Del Noce – l’ateismo libertino nemico di tutto ciò che è popolare. Il nemico è cambiato, non è dato dal comunismo e nemmeno dalle sette. «Le sette occupano un ruolo di redenzione degli strati più esposti come vittime della società del consumo. Sono come una cura: si espandono dove l’ateismo libertino genera la maggior devastazione o, da un diverso punto di vista, ha più successo».

Di fronte a ciò, ad un processo di secolarizzazione che incalza e dissolve la fede popolare, Methol, che ha collaborato a lungo al Celam, traccia lucidamente le tappe della Chiesa latinoamericana, da Puebla a Santo Domingo. Un quadro che si muove tra speranze – «i tempi sono maturi per una teologia e filosofia della storia cristiana, globalizzante» – e pessimismo. «Ci troviamo in un momento di stanchezza, è innegabile: La generazione che ha fatto il Concilio si è quasi estinta. De Lubac, von Balthasar, Congar, Chenu, Daniélou, Rahner… Sono stati anni di uno splendore intellettuale tra i più alti della storia della Chiesa. Non vedo movimenti intellettuali comparabili a questi, seppure come eco».

In America Latina il declino della teologia della liberazione non è stato colmato da nulla di solido. «In un certo qual modo l’‘evaporazione’ della teologia della liberazione ha diminuito la spinta dell’insieme della Chiesa latinoamericana ad assumere la condizione dei poveri con coraggio. Credo che la Chiesa stia pagando lo scotto di essersi liberata troppo facilmente della teologia della liberazione. La teologia della liberazione avrebbe dovuto portare il suo massimo apporto dopo la caduta del comunismo, non spegnersi con il marxismo. Oggi è urgente supplire alla sua assenza». Un’assenza che non riguarda solo il pensiero teologico, concerne anche il laicato organizzato: «a volte si soffia nelle ceneri e la brace torna a crepitare. Ma oggi è così, sono ceneri quelle che rimangono».

Si disegna così una tensione, non facilmente risolubile, tra il progetto di unificazione del continente “cattolico” e la realtà di una fede che assiste al dilagare del modello edonistico di massa. Una tensione che, attualmente, pare sciogliersi grazie alla testimonianza del primo papa latino-americano, l’amico Bergoglio divenuto pontefice con il nome di Francesco. Ciò che Methol sapeva era che «la Chiesa è l’unico soggetto presente sulla scena del mondo contemporaneo che può affrontare l’ateismo libertino…. E’ a livello di esperienza che si deve entrare in rapporto con l’ateismo libertino». La nozione di “esperienza”, come Luigi Giussani aveva colto con acutezza, è ciò che difetta al pensiero cattolico contemporaneo. L’attrattiva cristiana è più persuasiva di quella mondana solo se è “esperienza” di una positività che muove all’affezione e alla gratitudine. Questo Methol lo sapeva.

Convertito, nel 1949, grazie alla lettura di Gilbert G. Chesterton, confessava di aver «capito da lui che l’esistenza è un dono, come la salvezza e la fede; che si è cristiani per gratitudine». Come nota Metalli, è questa «una cosa singolare per una mente così raziocinante». Una mente che, nella densa intervista, ci offre uno spaccato di prim’ordine del panorama politico-culturale-religioso dell’America Latina di oggi.

Traduzione dallo spagnolo di Inés Giménez Pecci

 Nelle libreria argentine. Su richiesta alla casa editrice Biblos http://www.editorialbiblos.com.ar/ficha-de-libro/?bid=12046

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