Bergoglio è stato professore di Letteratura e Psicologia nell’Istituto dell’Immacolata Concezione della città argentina di Santa Fé, lungo il corso del fiume Paranà, negli anni 1964-1965. Aveva allora 28 anni. Una esperienza che l’attuale papa Francesco non ha mai dimenticato. E neppure i suoi alunni di allora. Quaranta anni dopo Jorge Milia, giornalista e scrittore, ha raccolto in un libro le memorie di quegli anni. “Per farne delle fotocopie e distribuirle tra di noi” dichiara lui stesso. “E chiesi a Bergoglio che scrivesse qualche riga per prologarle”. La morte di Giovanni Paolo II nell’aprile del 2005 e il viaggio a Roma del cardinale fecero cadere il progetto. Ma Bergoglio non si era dimenticato, e al suo ritorno, già eletto Benedetto XVI, chiamò l’alunno di un tempo. Lo incoraggiò a scrivere un libro. E promise un prologo. Il libro vide la luce, il prologo anche. Lo proponiamo come documento, in una nostra traduzione
di Jorge Mario Bergoglio
La commemorazione del 40 anniversario di baccellierato ha riunito questo gruppo di uomini, la maggior parte divenuti nonni. E’ così avvenuto il reincontro, c’è stato lo spazio e il tempo per il ricordo, la commemorazione e il gratuito celebrarsi della vita; questa celebrazione che sfugge a tutti i controlli o riduzionismi e fa scrutare il cammino vissuto dall’orizzonte sapienziale della maturità. Durante il loro incontro questi uomini hanno ricordato. Il loro ricordare non è stato una mera somma di aneddoti e informazioni; non è stato nemmeno l’atteggiarsi proustiano del ritorno sempre circolare sulla vita. Il loro ricordare è stato un evento significativo nello scorrere delle loro vite. Tutti loro hanno imboccato sentieri diversi, tutti avevano un bagaglio da condividere; ognuno ha portato sorrisi e lacrime, ferite e trionfi. E lì, in questa realtà dell’incontrarsi, nella gioia della celebrazione, hanno avuto il coraggio di guardare indietro.
Li ho conosciuti tutti quando avevano 16 o 17 anni. Sono stati miei alunni in letteratura e psicologia durante il 4° e 5° anno di liceo classico. Erano ragazzi vivaci e creativi. L’esercizio letterario che chiedevo loro era quello di scrivere dei racconti; mi ha impressionato la loro capacità narrativa. Ho selezionato alcuni dei racconti che avevano scritto e li ho mostrati a Borges. Anche lui è rimasto colpito e ha incoraggiato la pubblicazione dei testi; per di più ha voluto prologare l’edizione di suo pugno. Possiamo forse dire che erano dei piccoli geni? Non mi spingerei a tanto; sono sicuro, questo sì, che erano normali.
Gli ho voluto molto bene. Non mi sono stati e neppure mi sono indifferenti. Il tempo è passato e non mi sono dimenticato di loro. Alcuni sono già davanti a Dio: il primo, Felipe Adjad, “il turco” come lo chiamavamo. Tutti si sono fatti largo nella vita e oggi si sono presi il tempo per far riposare il cuore nell’incontro amichevole per il quarantesimo anniversario. Jorge Milia, premio Nobel all’originalità, ha compilato questi ritratti. Sono storie vere. Leggendole potremo comprendere molte cose di questi uomini originali, così originali come i racconti che hanno scritto. Leggendoli ci renderemo anche conto, come dice Jorge, che «quando dicevamo con orgoglio “Noi siamo dell’Immacolata”, non parlavamo di una cosa con lignaggio e storia; ci stavamo riferendo a Lei». La Vergine aveva molto a che fare con le loro vite.
Mentre prologo questa pubblicazione voglio, in primo luogo, ringraziare Dio per avere condiviso con loro due anni della mia vita. Ringraziarli per tutto il bene che mi hanno fatto, soprattutto per avermi obbligato e insegnato ad essere più fratello e più padre. Voglio anche esprimere il mio desiderio che le loro vite facciano storia al di là della storia personale di ognuno. Che facciano storia come gruppo ispirando tanti giovani nel cammino creativo; vorrei che la lettura di questi pezzetti di vita siano un seme fecondo per chi li legge.
Buenos Aires 1° maggio 2006-Festa di San Giuseppe Operaio
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