AL SERVIZIO DI CINQUE PAPI. L’uruguayano Guzmán Carriquiry parla di papa Francesco. “Con lui l’America Latina ha restituito il tesoro che ha ricevuto 5 secoli fa…”

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«Sarà certamente molto libero e indipendente nelle sue scelte, ma non agirà in modo traumatico». Guzmán Carriquiry, il laico con il più alto incarico oltretevere, papa Francesco lo conosce bene. Per giunta, poco prima di essere eletto, il 22 febbraio per l’esattezza, Bergoglio era stato nominato da Benedetto XVI già dimissionario, membro dello stesso organismo vaticano di cui Carriquiry è segretario generale, la Pontificia commissione per l’America Latina.

L’amicizia di Carriquiry con Borgoglio è di vecchia data. Del resto è nato in Uruguay, a Montevideo, quasi dirimpetto a Buenos Aires, sull’altra sponda del Rio de la Plata. Da lì è poi sbarcato in Vaticano nel lontano 1977 e da allora è stato al servizio di quattro pontefici. Sua Santità Francisco è il quinto. A lui lo legano una antica consuetudine di rapporti che gli permette di confermare che tutti i gesti del nuovo papa non hanno alcunché di volutamente ricercato. «Non compie gesti demagogici per fare bella figura dinanzi al mondo: lui è proprio così, come persona e come pastore, e continuerà a esserlo». Crede che con Bergoglio l’America Latina abbia «restituito al centro del cristianesimo il tesoro della tradizione cattolica che le era giunto 5 secoli fa attraverso la prima evangelizzazione dei missionari europei».

Per Carriquiry Bergoglio è il Papa giusto per il momento che attraversa la Chiesa. «Buenos Aires, la grandissima diocesi della quale è stato fino a poco tempo fa arcivescovo, è una gigantesca città cosmopolita, la più attenta alle correnti del pensiero europeo, con la maggiore densità intellettuale e culturale dell’America Latina. È stata anche teatro di uno dei più grandi movimenti nazionali e popolari d’ispirazione cristiana. C’è un radicamento del cristianesimo nel popolo e nel contempo si manifesta in pieno la secolarizzazione tipica dell’Occidente. Nell’ impegno pastorale, sempre vicino alla sua gente, il cardinale Bergoglio ha dovuto affrontare quotidianamente tutti questi fermenti, e lo ha fatto fondandosi sulla radicalità evangelica, dialogando costantemente con chiunque e con un profondo discernimento cristiano di lunghe vedute».

Molti si chiedono come il nuovo Papa si comporterà in ambito morale. L’Argentina ha approvato la legge sui matrimoni gay nel luglio del 2010, precedendo l’Uruguay, che proprio in questi giorni ha seguito le orme del suo più grande vicino. Per Carriquiry Bergoglio «difenderà a spada tratta i principi fondamentali della dottrina cristiana ma non cercherà lo scontro “muro contro muro”; piuttosto sottolineerà la bellezza dell’esperienza cristiana, da cui conseguono e diventano più comprensibili anche le norme morali. A volte pronuncerà parole dure ma sempre con quell’atteggiamento di misericordia che distingue nettamente ciò che è male, il peccato, da coloro che sbagliano, e questi non soggetti alla condanna ma abbracciati da un amore che cambia la vita rendendola più vera, più umana».

Carriquiry fa notare che già «si comincia ad avvertire un movimento di attrazione verso la Chiesa di molti che, per diversi motivi, ne erano lontani». Il pontificato di Francesco sarà all’insegna dell’Evangelii nuntiandi. Lui – sostiene – «si pone oltre il crollo dell’impero totalitario del socialismo reale e delle contraddizioni ed iniquità del neoliberalismo capitalista alimentato dall’utopia del mercato autoregolatore». Ricorda quanto il cardinal Bergoglio scrisse, nel 2005, a prologo del suo libro Una apuesta por América Latina: “Gli ingenti problemi e sfide della realtà latinoamericana non si possono affrontare né risolvere riproponendo vecchi atteggiamenti ideologici tanto anacronistici come dannosi, o propagando decadenti sotto-prodotti culturali dell’ultraliberalismo individualista e dell’edonismo consumista della società dello spettacolo”.

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